Una famiglia della Valpolicella al Villaggio Sole di Speranza

Villaggio Sole di Speranza, agosto 2017

L’esperienza della famiglia Savoia ad Usa River, Tanzania

Siamo tornati!!!

E ringraziando Dio è andato tutto bene. Siamo rientrati sabato dopo aver trascorso 4 giorni al villaggio (quando siamo andati via pensavamo che si fosse fermato il tempo, incredibile), 3 di safari e 7 di mare. Siamo tornati ma non ho ancora avuto modo di raccogliere le sensazioni e scrivere qualcosa, fin ad oggi, troppe le emozioni da riordinare. Volevo fare un “piccolo diario”, o almeno questo era l’intenzione iniziale, ma poi in Africa è un’altra cosa. Abbiamo imparato che tutto è diverso da ciò che ti aspetti, da ciò che vorresti programmare, nel bene e nel male, e comunque, pole pole.

L’impatto è stato…”devastante”, col senno di poi positivamente però. Nonostante fossimo arrivati in terra straniera, praticamente unici bianchi tra neri, sicuramente unici Italiani in quel momento, sapendo l’inglese a livello scolastico o poco più, con 2 figli piccoli (anche se sono ormai grandi, sono sempre i nostri bambini), senza profilassi antimalarica (dopo aver riflettuto e cambiato idea almeno 100 volte) dopo un viaggio direi impegnativo, non trovando in aeroporto il transfer organizzato con Elena e quindi “accerchiato” da tassisti tanzaniani che vogliono portarti (ma dove?!? a parte il paese Usa River non conosciamo altro, e solo poi scopriremo di che paese si tratta…), beh, nonostante tutto, ci siamo sentiti subito sereni, come a casa. Per fortuna poi avevamo il contatto provvidenziale che ci è stato fornito di sister Teresia che ha fatto da tramite e ha dato indicazioni stradali poi per arrivare al villaggio, altrimenti saremo ancora là a girare:-).

Il villaggio: d’impatto, bella struttura, l’ostello accogliente e oltre le nostre aspettative, anche se a dir il vero siamo partiti sempre con poche attese. Le suore subito accoglienti. Alla fine abbiamo mangiato con loro, cucinato 1 giorno per i bambini, siamo andati ad Arusha con sister Teresia, che nel frattempo era venuta a trovarci, beh, direi che ci siamo inseriti bene.

 

I bambini: non riesco ancora a trovare le giuste parole. …BELLISSIMI! Belli con i loro sorrisi, per la loro necessità di contatto, per la loro capacità di apprendere, per la serenità che comunque ci hanno trasmesso. Per il piacere di giocare anche con un pezzetto di carta, o facendo il girotondo, ecc..

 

 

Noi: tempestati di emozioni. Come dicevo ci siamo messi in gioco, Daniela (maestra d’infanzia) e Nicole hanno fatto attività, cartelloni e disegni per abbellire e colorare l’ambiente; tutti e 4 abbiamo giocato, cantato, ballato, pregato con loro. Abbiamo anche comprato pasta e ragù organizzando una cena alternativa al loro riso, pollo e altre pietanze di ottimo gusto ma comunque diverse dalle nostre. Jacopo, 9 anni, è stato quello che ha avuto l’impatto maggiore, non credeva a ciò che vedeva, così lontano dai propri standard, da quel contatto fisico, da quei sorrisi pur con vestiti talvolta pieni di buchi e sporchi. Son convinto che potrà rielaborare il tutto con calma, sono esperienze che auguro a tutti di poter fare e condividere con i propri figli, di prima persona. Nulla è uguale a ciò che puoi leggere, vedere, sentire.

 

Ha un altro sapore “vivere” direttamente il tutto.

 

Giovedì 17 ce ne siamo andati dal villaggio. I bambini ci hanno fatto una sorpresa, tutti vestiti bene con le divise scolastiche hanno voluto cantarci delle canzoni, benedirci e donarci un regalo locale. Ebbene sì, donano tutto ciò che hanno. Piangendo ce ne siamo andati, convinti comunque di portare tutte queste emozioni nel cuore, mi auguro, per sempre.

Poi come si dice, aree di miglioramento ce ne sono diverse, anche con semplici accorgimenti almeno per noi, ma se volete è più bello incontrarci e potremmo riportare le nostre sensazioni se vi fa piacere.

Vi lascio con poche foto, ne abbiamo molte che vi porteremo se volete, in particolare vi mando 1 che ha scattato mia figlia (vi ricordo che ha 14 anni, è nella fase iphone/feste tra amici/moda, capelli e “no touch”,  ecc..). Lei, dopo il primo giorno, sembrava “africana”, vestita free e con bambini che gli saltavano in braccio, in spalle, in testa:-). La foto della sua mano con il bimbo a me ha toccato.

Asante sana

 

Denis e fam.

Agosto ‘17