I bambini del Villaggio Sole di Speranza

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Ecco arrivare frigorifero e lavatrice! Silvano e Vittorio scartano velocemente gli involucri e mettono prontamente in uso il frigorifero, mentre noi donne lo puliamo e mettiamo subito in fresco birra ed acqua. Evviva! Questa sera a cena le bibite saranno baridi (fresche).

frigorifero per villaggioLe sister vengono a vedere questi “pezzi da novanta” arrivati, come se fossimo alla grotta di Lourdes! E’ una bella soddisfazione ed ancora una volta ci rendiamo conto che, come dice il brano di J-Ax e Fedez: “ (..)quanti anni ci vogliono per raggiungere l’euforia, per le piccole cose che non hai ancora (..)”, bello! Ci sorridono gli occhi e ci pregustiamo le papille!

Mi sono poi defilata per andare dai bambini con le pippi e creare magari un po’ di scompiglio. Erano distesi su dei tappeti sotto il patio e, quando mi hanno vista, hanno iniziato ad agitare le manine, senza muoversi però. Hanno atteso l’Ok di sister Marta per alzarsi e correre felici a ritirare, ordinatamente, la loro pippi! Sono poi arrivati gli altri e, naturalmente, mi hanno redarguita perché ho svegliato i bambini…machiss…. Abbiamo quindi iniziato tutti a scartare caramelle e scattare picture, picture, picture. lavatrice per villaggioI bambini succhiavano quelle dure caramelle con una tal soddisfazione e gusto che guardarli è stato veramente uno spasso. Silvano poi si è messo ad insegnare loro una tiritera tra l’italiano e il dialetto veronese: “Man morta che picia sulla porta…” che loro hanno imparato subito, girotondo, canzoncine, sorrisi sorrisi sorrisi e i miei pantaloni…impiastricciati!!!

 

Con un colpo di genio (??) Vittorio si è accordato con la Sister per fotografare tutti i bambini e prendere i loro nomi per, una volta rientrati in Italia, farne un bel puzzle da proporre ai donatori come “sostegno a distanza” della casa famiglia. A Mgolole avevamo iniziato così ed era stato un gran successo! La prima giornata missionaria a Bure, il 19 ottobre 2002, avevamo raccolto, con la “spinta” del nostro don, ben 70 adesioni ai sostegni! bambini villaggio

Molte e molte altre poi se ne erano aggiunte ed in breve tempo ci trovammo a dover organizzare, oltre alla contabilità ufficiale da tenere sempre in ordine, anche il modo di gestire tutti questi donatori e quindi lettere da scrivere per ringraziare, foto dei bambini da inviare, notizie fresche che riuscivamo ad avere sul posto o tramite le suore, da inviare via email. Un bel lavoro, ma quante soddisfazioni! Anna poi continuava con le sue telefonate: finita l’organizzazione per il capodanno, partiva già con le telefonate per la festa di carnevale. Silvano ad agosto già si metteva a “organizzare” la campagna Xmas for Africa e Vittorio teneva i contatti con gli amministratori locali per la sponsorizzazione di feste ed eventi. Eravamo sempre “in prima linea”, ma l’entusiasmo era il lievito che girotondo bambini villaggiopermetteva alle nostre speranze di elevarsi fino alle stelle!

Una cosa è certa: quando si chiedeva aiuto ad amici, parenti, colleghi per inscatolare, per preparare feste o quant’altro, tutti rispondevano “Eccomi” come una sorta di chiamata dall’alto.

Il don poi era “una ruspa” come lo chiamavamo, parlava a tutti dei nostri progetti, mi telefonava per dire: Brunetta manda questo a quello, spedisci foto a.…ti arriverà… soprattutto dopo essere stato anche lui con noi in Tanzania nel 2003 e poi nel 2006. Da allora non passa omelia che non faccia confronti con l’Africa, non ricordi aneddoti…grazie don…veramente asante sana (grazie 1000)!

Ci rendiamo conto che siamo il quintetto “peldoca” perché dopo i canti, i girotondo, i casca giù per terra….ahi ahi ahi….Io mi ritiro con la scusa che sono l’unica in grado di usare decentemente whatsapp e quindi informare il “gruppo”, postare su Instagram. Il tutto, naturalmente, per divulgare i nostri progetti e raccogliere fondi, gli altri si ritirano in buon ordine.

 

Lo scenario dal 2000 – quando abbiamo iniziato – ad oggi, nella nostra bella Italia, è cambiato.

E’ impensabile poter gestire la raccolta fondi come facevamo allora. Sarà necessario pensare a nuove strategie. Le emozioni si sprecano, i pensieri affollano le nostre menti. A me addirittura frullano a mille. Scrivo al don, inviando foto, di fatto, chiedendogli nuovamente aiuto. Staremo a vedere..

Dopo una succulenta cena, ordinatamente disposta sul buffet da Sister Sophia, venuta ad Usa River per aiutare in occasione del nostro arrivo, a base di supu (zuppa), chapati (crepes), riso, carne di maiale, sughetti vari, lenticchie, preceduta sempre da un canto in italiano od una preghiera di ringraziamento in kiswahili, Sister Inviolata ci informa che:

 

i bambini ci aspettano per un momento di festa

Bra – vis – si – mi! Rinfrancano il cuore, ti fanno vedere il mondo con occhi diversi, ti fanno veramente sperare in un mondo migliore. I bambini sono come un sorso d’acqua pura che scorre in gola. Mi fanno ripensare alla nostra, mia e di Vittorio, esperienza scout, dove si è soliti, la sera, attorno ad un fuoco, intonare canti, fare qualche scenetta e far scemare così le fatiche del giorno. Mi sento proprio così, quasi inerme davanti a questi piccoli. Le fatiche del viaggio, i pensieri del lavoro lasciato a casa spariscono. Restano invece i suoni, i colori dei kanga masai che le suore ci donano, le belle parole della Sister che ci ringrazia per ciò che è stato fatto…”tu chiamale se vuoi emozioni…” .

Penso che Dio, in questo momento, sia proprio lì, in mezzo a noi, me lo immagino anch’egli con il kanga masai a quadri rossi e blu, con il bastone ed i calzari ai piedi. Me lo immagino nero e ricordo quando cantavo con gli scout: “ (..)di che colore è la pelle di Dio (..)”. Grazie Signore, Grazie perché hai permesso a me, a Vittorio, a Nadia, ad Anna e soprattutto all’amico Silvano di essere qui, più vicini a te, attraverso i visi di questi bambini.

 

Con la mano un po’ tremante filmo i balli di bimbi e suore e mi affretto poi a far girare il video

Ritornati all’Ostello passiamo ancora un’oretta a verificare il progetto “Casa per le educatrici” che sarà a servizio dei bambini e degli ospiti dell’ostello. Si decide come porsi al nuovo costruttore. Si comincia a pensare, pur in modo embrionale, come “proporre” o meglio “vendere” i viaggi al Villaggio Sole di Speranza, ospiti dell’ostello, per far sì che questo diventi produttivo. Parrocchie, gruppi cattolici e non, sito, altro? Se ne parlerà al nostro rientro.

E come dice Zucchero: “ (..)un altro sole quando viene sera, sta colorando l’anima mia (..)” Usiku mwema (buonanotte).