La nostra partenza per la Tanzania

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Si torna in Tanzania,  ed ecco i partecipanti ed un trailer di quanto abbiamo visto e sentito.

 

Silvano: il mentore nonché fondatore del nostro gruppo.

Anna: la buona, la disponibile a fare mille e più telefonate per racimolare avventori per una festa o uno spettacolo.

Nadia: la tesoriera della Onlus Voci e Volti (dove dal 2008 il nostro progetto “Mtoto Mzuri” si è fuso), una tesoriera attenta e precisa ma infinitamente umana e disponibile.

Vittorio: il logista, il “dev’essere tutto a posto e preciso”, la protezione civile con noi!

Bruna: la – ormai – ex segretaria, quella che ha sempre, forse, sognato più di tutti, ma che vuole il massimo della concretezza e della precisione in fatto di contabilità e “gestione” dei donatori.

 

 

Si parte alle 16,00 da Casa Murari, lasciando il meraviglioso giardino curato in maniera maniacale dall’amico Silvano, alle cure di Giovanna (la figlia) e Matteo (il genero)! Pregherò per loro per tutto il viaggio perché, altrimenti, chi lo sente al rientro se un filo d’erba si sarà bruciato o una begonia appassita?

Si parte con il vecchio ma utilissimo pulmino “Voci e Volti” regalato dalla società Autostrade all’associazione. Il nostro autista è, chiaramente, Vittorio, che tutto coordinerà nel viaggio: partenze, arrivi, ritardi, dimenticandosi che dovremo fare i conti con l’African Style!

Naturalmente arriviamo per tempo all’aeroporto Malpensa e, dopo le lunghe formalità di rito, partiamo con un volo della Qatar Airline che, solitamente, è una compagnia che fornisce un servizio preciso, puntuale, comodo. Quest’anno però, proprio dai primi di giugno, il Qatar è stato messo sotto embargo dai paesi arabi a causa della sua connivenza con l’Isis e quindi, gli stessi, gli hanno vietato di sorvolare i loro cieli. Questo ha causato ritardi sia nel volo di andata ma, soprattutto, in quello di ritorno. Pazienza, la voglia di rimettere i nostri “calzari” sulla meravigliosa terra rossa, è stata più forte di questi disagi.

 

 

Eccoci arrivati all’aeroporto Kilimanjaro verso le 15,30 del 9 giugno 2017

Dopo aver sbrigato tutte le formalità necessarie per essere accolti in Tanzania come il visto, ad esempio, ed essere stati piacevolmente sorpresi dall’informatizzazione che batte 2 a 0 la nostra bella Italia (ci hanno preso le impronte digitali, fotografati e schedati per bene) e che sarebbe stata presagio di un buon sviluppo del paese in questi anni della nostra assenza. Dopo aver ritirato i bagagli che, grazie a Dio, erano arrivati tutti, siamo usciti dall’Aeroporto ed abbiamo visto una macchia color cremisi che sventolava fiori! Ecco apparire i bambini del Villaggio Sole di Speranza che erano venuti a prenderci con il grande fuoristrada Toyota di Sister Inviolata – la madre provinciale dell’ordine “Holy Spirit” – che ha la casa madre a Rauya nella regione di Arusha.

I bambini cantavano il loro Karibuni (benvenuto) e ci hanno letteralmente accerchiato, abbracciato e fatto subito sentire che “la nostra Africa” c’era ancora: forte, rossa, tangibile, immensa, calda, affascinante, con le sue contraddizioni, con i suoi colori e profumi, con l’immenso cielo dove si possono ancora ammirare le stelle e l’intero firmamento.

Sì c’era ancora. Ed io, con i miei compagni di viaggio, mi sentivo protetta e rapita da queste manine color cioccolato, da questi occhioni dolcissimi e profondissimi. Le loro manine ci toccavano e tiravano i pantaloni, ci chiamavano come ci conoscessero da sempre: Mama Anna, Mama Nadia…Mama Bruna….era tanto che non mi sentivo chiamare così! La mia mente velocemente è andata a Mgolole, da Silvani, quel piccolo bambino ricciolino che sarà, ancora una volta, il protagonista affascinante del mio ritorno in Tanzania!

Tutti a bordo del Toyota! Ci si stringe, si caricano sul tetto i bagagli, si vedono scorrere le immagini che mai avevano lasciato la nostra mente: i poveri villaggi bordo-strada, con le “duka la Dawa”, le improbabili farmacie di quei luoghi, con la gente che cammina sul ciglio con pesanti fardelli sul capo ma, c’è una grandissima novità!!! I “boda boda”: moto di fabbricazione asiatica, la maggioranza di cilindrata 125, accessoriati con portapacchi e molte parti cromate, come si usava da noi negli anni 60.

motoQueste, tantissime, moto che faranno da corolla al nostro viaggio, servono come una sorta di taxi per trasportare la gente in ogni dove. E’ divenuto, ci spiegheranno poi le suore, un modo per racimolare qualche scellino e quindi una sorta di lavoro per i ragazzi. Ci chiederemo, comunque, più volte, come fanno a lavorare tutti, sono tantissimi, disseminati ovunque, sotto i maestosi baobab, agli incroci dei villaggi, dove si fermano i dala dala, i piccoli pulmini che trasportano uomini, donne e bambini, accalcati in maniera spaventosa, con i bagagli sopra il tetto, attaccati come scimmie anche all’esterno e, comunque, sempre sorridenti!

Fanno concorrenza a questi scooter i bajagi, una mala-copia di ape car con due posti a sedere nella parte posteriore, dietro al conducente. Questi ultimi sono agghindati con pizzi e merletti e, ci è parso di capire, essere i fratelli “ricchi” dei boda boda!

Transitati per un paio di villaggi, siamo poi arrivati ad Usa River, spettacolare zona del Nord Tanzania, rigogliosa, verdissima, soprattutto in questa stagione, dopo le grandi piogge.  Con ogni sorta di vegetazione lussureggiante. E’ lì, all’interno di questa zona, che le suore Holy Spirit possedevano un grande appezzamento terriero, dove c’erano immense piantagioni di caffè e che già dal 2010, era divenuto “il nuovo sogno” di Voci e Volti. E’ lì che è sorto il “Sun of Hope Village” – Villaggio sole di Speranza, ed è lì che il nostro ritorno in Tanzania è iniziato.

 

 

I piccoli ospiti della Casa Famiglia ci hanno accolto cantando “Oggi è un giorno di felicità, benvenuti”

Svettando al cielo palloncini colorati e donandoci fiori dai colori affascinanti. Rehema teneva tra le sue manine un fiore con il gambo lunghissimo, come una sorta di trofeo.

Rehema bambina della casa famiglia “Sun of Hope”Con il mio telefonino l’ho fotografata subito, quella bambina e quel fiore, mi hanno subito aperto ad un mondo colorato, fatto di sorrisi, di dolci suoni, di profumi, di belle emozioni, che erano sempre rimaste nello scrigno più caro della mia anima e che ora erompevano come una tempesta.

“I believe i can fly”, titola una bella canzone di R. Kelly, ”Io posso volare”. Eccolo! E’ lui! E’ Silvano. Partito da Verona zoppicante e dolorante, che una volta posato i piedi in Tanzania è rinato, ha riiniziato a volare! Che gioia! Lo sapevo, lo sapevo che era così, ne ero certa e ne sono molto felice!

Comunque anch’io non sono da meno. Non ho mai dimenticato la sensazione che ti provocano questi bambini, che ti si attaccano ai pantaloni, che cercano disperatamente le tue mani, che ti guardano e ti scavano dentro al cuore. Tutti e cinque ci siamo emozionati come bambini, o forse come i vecchi. Non so, ma eravano “Mzuri” (felici)!

Mtoto Mzuri…lo so, ora siamo “Voci e Volti Onlus”, ma per me, quel “Mtoto Mzuri” per cui ho passato notti insonni davanti al computer, per il quale ho riso, gioito, per il quale ho anche perso parecchi capelli, spostando ciottoli fastidiosi lungo il cammino, ha scolpito nel mio cuore un segno indelebile che mi ha, indissolubilmente, legato a questa affascinante terra rossa.