La prima giornata al Villaggio Sole di Speranza

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Alla sera assistiamo al rito della cena: bambini profumati dopo un salutare bagnetto, con vestiti puliti anche se un po’ raffazzonati. Preparazione della cenaC’è chi porta pantaloncini del pigiama con sopra un vestitino frou-frou e si copre con una felpa con cappuccio, sorridiamo ma restiamo incantati dalla disciplina. Tutti in fila con il loro piatto, preghierina comunitaria davanti alla cucina, rientro con piatto pieno di riso, verdura e carne verso la zona porticato adibita a mensa ed allestita con una tavolina ed una seggiolina per ogni bambino.

Allestimento fatto dai bambini prima della cena! Tutti, o quasi, mangiano di gusto e ci sorridono. Noi fotografiamo ed io, immancabilmente, corro con la memoria a Mgolole, all’Orphanage, a quella gestione non proprio organizzata, a quello che avremmo voluto fare se solo se, ma…

 

 

Penso ai tanti amici sostenitori che ci hanno dato una fiducia immensa.

Sono veramente tantissimi! Un punto della legge scout recita “lo scout pone il suo onore nel meritare fiducia”, ecco, proprio questo punto mi ha accompagnato in tutto il periodo in cui ho avuto la responsabilità d’interloquire con i donatori. Rimanevo anche stranita dalla totale fiducia che ponevano in tutti noi e quindi, non solo io, ma tutti, da una parte eravamo felicissimi quando sul conto corrente dell’associazione vedevamo arrivare quegli importanti bonifici oppure, quando durante le giornate missionarie, ci veniva recapitato qualche sostanzioso assegno, dall’altra ci sentivamo addosso una talmente grande responsabilità, che ogni cosa, ogni progetto, doveva essere gestito meglio di come avremmo gestito le faccende di casa nostra.

Ancora oggi mi sento di ringraziare l’amico Destri Nereo della Marmilanza, Luca Girimondo, gli amici del Rotary, oltre a tutti gli amici già citati e quelli che andrò più avanti a ricordare, e poi tutte quelle famiglie o singole persone che, per molti anni, ci hanno permesso, tramite i le adozioni a distanza, di sostenere i bambini dell’orfanotrofio, i ragazzi di Msolwa e contribuire a tutti gli ambiziosi progetti messi in pista.

Sono molti gli aneddoti che riaffiorano nella mia mente. Ricordo i due piccoli figli di Barbara e Christian Gamberoni di Bure, Isacco e Giorgia, arrivare una sera a casa nostra con il loro salvadanaio, rovesciarlo sul tavolo e dirci “per i bambini poveri dell’Africa”! Non sapevo se piangere o ridere ma è stato uno di quelli che si possono definire “momenti di grazia”, perché ti fanno capire che sei sulla strada giusta, che non è solo quella di “costruire progetti in quella terra lontana”, ma creare sensibilizzazione qui da noi, iniziando proprio da chi, un domani, dovrà gestire questo immenso fenomeno chiamato “immigrazione”. Isacco, dopo tanti anni, all’ultima giornata Missionaria a Bure ha acquistato pandori, lasciato una sua personale offerta e si è interessato ai progetti attuali. Giorgia, proprio in questo periodo, ha chiesto notizie per un suo possibile coinvolgimento in un prossimo viaggio. Obiettivo centrato!

Cerco quindi poi di scacciare tutti i pensieri e mi riconcentro su questi bambini del Villaggio Sole di Speranza, su questo bel progetto, sulla sua valenza, sul suo perché. E sono felice.

Noi cinque siamo sistemati nell’Ostello costruito sempre dal nostro gruppo. L’ostello è stato pensato per ospitare sia i volontari provenienti dall’Italia, che persone che vogliono fare una sorta di esperienza di volontariato ed anche di turismo responsabile. Conta otto stanze doppie con bagno, un bel salone, una cucina ed alcune stanze da adibire a dispensa, piccolo ufficio ed altro.

Le stanze da letto sono attrezzate con un armadio, letti con baldacchino zanzariera. Il contesto è adatto allo scopo per cui è stato pensato, ma si dovranno predisporre piccoli accorgimenti per rendere il tutto più funzionale ed aprirlo anche ad ospiti esterni all’associazione.

Apriti cielo! Nell’ostello non c’è un frigo e non si potrà avere birra e maji baridi (birra ed acqua fresca)! Silvano, con il suo solito modo “subito-subito” e Vittorio “estote parati” (siate preparati), la mattina successiva andranno ad acquistare ad Arusha un bellissimo frigo freezer, nonché una lavatrice per  lavare i panni della casa famiglia.

Il sole in Tanzania, a giugno, tramonta presto. Alle 19 c’è già buio pesto e dopo una corroborante cena africana: riso, piselli, pomodoro, una sorta d’insalata bollita, l’immancabile kuku (pollo) e birra Kilimanjaro calda. C’è spazio e voglia per qualche riflessione comunitaria.

Infatti, Silvano, dopo una salutare e rinfrescante doccia, ha fatto capolino nel salotto con un sacco di osservazioni: manca questo, manca quello, la manutenzione così non va bene, dovremo parlare con Sister Inviolata bla bla bla….E’ in ottima forma l’amico Silvano! Così mi piace! L’aria della Tanzania gli sta giovando ed è pieno di idee sul da farsi, sul come farlo…

Attenti! Arrivano parecchi whatsapp del Presidente! La Wi-fi funziona e partono una serie di botta e risposta tra me e lui. E’ curiosissimo, vuol sapere se la struttura ci è piaciuta. Ci ha messo anima e corpo in questo progetto e quindi lo capisco benissimo. Rispondo pacatamente a tutte le sue richieste e lo ringrazio per l’impegno che ha profuso.

 

 

 

Decidiamo che l’indomani saremmo andati ad Arusha

Per l’acquisto del frigorifero e della lavatrice, oltre all’acquisto di appendini per armadi ed attacapanni per i bagni. Dovremo parlare anche con Sister Inviolata per la spinosa questione della manutenzione. I rapporti con l’ing. Moses Kawiche che è stato un buon compagno di viaggio in tutti i nostri progetti sin qui, ad iniziare dalla costruzione dell’Asilo a Mgolole, si sono incrinati sia con quest’ordine di suore, sia con quello di Mgolole. Vedremo, valuteremo, pole pole (piano piano), magari daremo fiducia alla nuova impresa che Sister Inviolata tra qualche giorno ci presenterà.

Il nostro primo giorno sulla terra rossa è terminato. Siamo stanchi, ma “mzuri”  (felici) e ci ritiriamo nelle nostre camere, nel nostro letto sotto la zanzariera. Fa freschino, si sta bene, si respira una bella aria pura!

Mi addormento serena. Penso “ai miei bambini” di Mgolole, immaginando come potrebbero essere ora. Non sono più arrabbiata come in passato, mi rimetto nelle mani del Buon Dio che ringrazio per avermi portata, ancora una volta, qui. Usiku mwema (buona notte)!

ostello villaggio sole di speranza