Prefazione a cura di don Gianfranco Salamandra

Sono stato pregato di scrivere una semplice prefazione in questo racconto Africano. Ho accettato ben volentieri per due motivi: primo, perché l’autrice di questa cronaca è la Brunetta (così la chiamo confidenzialmente), una delle persone più care ed amabili della mia vita. Secondo, perché quando si parla di Africa, tutto in me si accende di entusiasmo e mi fa rivivere prepotentemente ricordi, emozioni, stati d’animo, sensazioni che l’Africa mi ha saputo donare e che rimarranno sempre nello scrigno del mio cuore.

Ho letto avidamente il racconto scritto dalla mia Brunetta; la sua meticolosa narrazione, ti introduce pole pole (piano piano) nei luoghi africani ed in particolare in quelli della Tanzania. Vengono presentati, come in una fotografia, realtà di villaggi, strade, progetti, case e persino animali, così progressivamente impari a conoscere, tutto diventa familiare in forza del potere della penna di Brunetta che descrive, ogni particolare di vita, minuziosamente, creando in te il miraggio di essere presente là in Tanzania.

E poi impari a conoscere i Masai dalla pelle dorata e dal loro incedere danzante, le suore, gli angeli neri dell’Africa; i missionari, sempre dediti al servizio ed allo sviluppo degli altri. Sono costanti, indefessi e sorridenti comunque e dovunque. Ti capita di imbatterti, sempre leggendo il diario, con tecnici preparati, con operai riconoscenti per aver donato loro le strutture per produrre materiale per lo sviluppo. Ti pare di far un viaggio con autisti che sono anche guide esperte e conoscitrici del suolo africano. Insomma sei in Africa anche tu!

Brunetta dedica però tutte le sue attenzioni descrittive soprattutto ai bambini; parlando di loro e con loro, diventa mamma e forse si avvera in lei ciò che un grande scrittore disse: “Esiste al mondo solo un bambino più bello di tutti ed ogni mamma crede di possederlo!”

Brunetta è sicura che ogni bambino africano, che lei ha visto e che ci ha decritto, sia il più bello del mondo. Con i bambini, nel suo diario, apre tutto il suo cuore, li abbraccia in un susseguirsi di tenerezze travolgenti, e spontaneamente, ti trascina a stringerli forte come fa lei in un incanto d’amore che sa di paradiso.

Con i bambini anche le pippi (caramelle) che vengono offerte, diventano poesia ed il racconto del gesto ti offre un profondo brivido emotivo, poiché le pippi sembra siano donate da te.

Il mtoto (bimbo) succhia quella caramella mostrando quasi al lettore del racconto, la poesia del succhiare, ormai per noi europei, appartenente ad un mondo che fu.

Brunetta, nel suo incalzante narrativo, ti rimembra il passato e velatamente rimprovera quanto noi europei abbiamo ormai accantonato. Nel racconto – diario – cronaca, l’aria che si respira ti introduce al senso di responsabilità, alla compartecipazione attiva, costante e responsabile per ogni progetto in Africa, ti sprona all’impegno anche, se capitasse, d’impegnarti in totale perdita.

Manca poco alla fine del diario, e Brunetta ti fa alzare di scatto dal letto o dal torpore della vita europea o, se preferite, italiana. Tutto il diario – racconto, come se in esso ci fosse una pubblicità occulta, ti induce a pensare, a programmare, studiare ogni intervento concernente l’Africa; ti scuote dall’ansia del fare senza amore, senza pensare, senza cercare, continuamente nuove strade qui in Europa, per intervenire ed aiutare.

Brunetta cara ci hai fatto capire che bisogna anche pregare non tanto per l’Africa e per gli Africani, ma per sapere scoprire in loro, il tesoro che Dio ha impresso con il suo lungimirante potere di esistenza.

Sì! Ci hai indicato una strada per il futuro: l’Africa non è un terreno di conquista, ma una ricca realtà da penetrare e di cui impossessarsi fino al nucleo della sua anima; solo così facendo scopriremo l’impronta di Dio o, per chi non crede, la bellezza della condivisione, dell’amore che affratella tutti gli uomini di ogni razza, stirpe, lingua e fede.

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