Ritorno a Mgolole del quartetto

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Ritornando a Mgolole ed ai suoi “ex” piccoli ospiti, Suor Flora ci ha fatto parlare con Andreas, un bel ragazzotto di 23 anni, cresciuto a Mgolole, che sta conseguendo una laurea in scienze dell’Educazione grazie al sostegno delle suore a cui presta la sua opera in forma volontaria. Lui si ricordava di molti suoi “amici” ed anche di Silvani Mengo! Che gioia! Gli ho chiesto se sapeva dov’era e cosa faceva e se riusciva a contattarlo! Mi ha promesso di sì. E con un tuffo al cuore e nel passato l’ho ringraziato e mi sono messa in attesa.

Intanto dalla Chiesa si sentivano arrivare le voci del coro angelico delle Suore in ritiro spirituale, un tuffo carpiato all’indietro! Nel 2002 e 2003 con il nostro gruppetto ristretto eravamo stati ospitati nella piccola casetta lì vicino.

Tre stanzette da letto, un piccolo salotto, un bagno privo d’acqua ma con un grande bidone sempre rifornito dalle suore…Se penso ai nostri, tanti progetti, non posso non fare questa associazione di idee. Idee belle, ambiziose ma concrete e come dice Alessandra Amoroso “Vivere, vivere a colori… riavviciniamo i sogni più lontani…”.

piccola casa per ospiti a MgololeCena nello storico salone del convento con le tante suorette giovani che si affannano per farci sentire a nostro agio e mi fa un certo effetto vedere affisso alle pareti il volto della Mama mkuu (la madre generale), cioè la nostra Flora! Brava Brava Brava. Che felicità pensare che è lei ora la mente pensante dell’ordine e non solo pensante, ma attiva anzi, fin troppo attiva…speriamo non si bruci!

Torniamo all’Amabilis Center per la notte e, sotto la zanzariera che, da sempre in quei luoghi, è il mio cappello pensante faccio una breve sintesi delle emozioni su questo “ritorno a Mgolole del quartetto” che quest’anno ha aggiunto un nuovo, prezioso elemento, come la nostra tesoriera Nadia:

  • Per me questo ritorno è stato importantissimo.
  • In un men che non si dica tutti i miei dubbi sul “se, ma è stato giusto, forse si poteva” sono stati spazzati via come neve al sole.
  • Sono 630 i ragazzi che frequentano il polo scolastico e questo è quello che conta. Fatti i dovuti calcoli sono circa 2200 i ragazzi che vi hanno studiato.
  • Molti dei bambini dell’orfanotrofio sono cresciuti bene, studiano o già lavorano (ci hanno detto che tre sono analisti all’ospedale di Mikumi) e possono sperare in un mondo migliore.
  • Il “Progetto Mgolole”, per la parte concretizzata (asilo, scuola secondaria, falegnameria, Casa Coty, sostegno all’orfanotrofio, sostegno universitario a due suore, sostegno scolastico in Italia a tre suore, cucina dell’orfanotrofio e ora la Mgolole Bakery) è tangibile, è stato ed è tuttora utile ed utilizzato per lo scopo a cui è stato pensato.

Resta il rammarico di non aver continuato con il “progetto lavoro”, pur se in parte realizzato con falegnameria e panificio, ma si sarebbero potuti attuare altri progetti: Vittorio pensava ad un piccolo laboratorio per la produzione di succhi di frutta, con tutta la frutta che c’è, ad esempio. Ma, probabilmente, come dice la bella canzone di Ivano Fossati (oltre che la Bibbia!): “C’è un tempo per seminare e uno che hai voglia di aspettare…un tempo sognato che viene di notte e un altro di giorno teso come un lino a sventolare…” Ecco noi eravamo proprio come quel lino steso a sventolare…Ed è stato giusto così. Usiku mwema!