Torniamo dove tutto è cominciato: l’orfanotrofio di Mgolole e Casa Coty

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Mgolole! Ecco le suore “puffo” con il loro abito azzurro cantarci anche qui:

karibuni karibuni benvenutiKaribuni…Karibuni…Karibuni yamma yo yo yo yo….nulla era cambiato: il salottino con i centrini come poggiatesta, il tavolo con su il libro per gli ospiti. Scrivo per tutti i nostri nomi ed una buona parola. Lo scorro indietro e leggo i nomi dei tanti visitatori: ci sono anche i nostri passati da qui a febbraio scorso. ll rituale è sempre lo stesso, quindi una bibita baridi e poi andiamo all’orfanotrofio.

 

 

Sono presenti 67 bambini, ma la situazione non è tanto migliorata! orfanotrofio Mgolole

Abbiamo dato loro le pippi e poi le dada li hanno preparati per la cena. I tavolini con le panche sono sempre posizionati a ridosso del muro, i piccoli vengono imboccati in fila, boccone ad uno, poi all’altro e così via. Ho 15 anni in più, ma nulla è cambiato: i neonati sono nei lettini, ad alcuni era stata fatta, proprio quel giorno, la circoncisione e quindi erano con il pisellino incerottato e senza mutandine. Noto solo che i più grandi sono più furbetti dei “nostri” che avevamo sostenuto per tanti anni. Penso che poco posso fare e faccio inevitabilmente il confronto con i bambini del Villaggio Sole di Speranza: ben tenuti, educati, ma là l’ambiente è nuovo, pensato e costruito proprio allo scopo. Qui invece l’ambiente è troppo vecchio. Fortunatamente Suor Flora ci dice che ha iniziato la bambini orfanotrofio mgololecostruzione del nuovo orfanotrofio che potrà ospitare sino a 100 bambini. Speriamo, speriamo veramente. Era il mio personale sogno quello di vedere questi bambini in un ambiente nuovo, sano, pulito. Spero tanto che anche questo sogno si avveri. Non importa chi lo farà, finanzierà. L’importante è che anche questi bambini possano trovare una sistemazione decorosa.

Chiacchierando con Suor Flora e le altre, ho chiesto notizie dei “nostri bambini” ed eccomi apparire Stella: è divenuta una bella ed alta diciassettenne, che studia al terzo anno della scuola superiore. Con suo fratello Daudi e Josephi, vive ancora alla Casa Coty.

 

Casa Coty, anche quella è stata costruita grazie al nostro gruppo

casa cotyPer il volere dei giovani che sarebbero poi divenuti “Dada Maisha” (sorella vita) e che si sarebbero poi costituiti una loro Onlus per camminare con le proprie gambe verso altri orizzonti.

Nel 2003 nostra figlia frequenta un master a Milano e, alla fine di questo, le viene proposto di andare in Kenia e Madagascar con il progetto Exodus di don Antonio Mazzi. È in Madagascar che conosce Anna Coppola, una ragazza di Milano che, conoscendo poi noi, entra a far parte del nostro gruppo coinvolgendo una quindicina di ragazzi, sempre di Milano e dintorni che, tra il 2004 ed il 2006 lavorano con noi e scendono a Mgolole per un periodo di volontariato. Tra il 2005 ed il 2006 si pensa alla costruzione di una casetta per i bambini più grandi dell’orfanotrofio e la Coty Italia spa, società di cosmesi dove Anna presta la sua opera, la finanzia e noi, come gruppo, la arrediamo ed attrezziamo. Anna poi si prenderà un periodo di aspettativa ed andrà a Mgolole dal gennaio ad ottobre del 2006, sostenuta da noi con un borsino, per far partire questo progetto. Inizialmente ci sono state delle difficoltà che, via via, poi si sono ripianate e Casa Coty è utilizzata tuttora allo scopo per cui è stata pensata.

Sempre in quel periodo, viene anche costruita una piccola cucina a lato dell’orfanotrofio con la collaborazione del gruppo Karibuni di Bologna.

Tutte queste collaborazioni, a mio avviso, sono state molto positive in quanto abbiamo potuto mescolare in un unico grande contenitore molte idee, molti modi di vedere l’Africa e trarre, da ognuno, degli insegnamenti. Magari sul momento ci sono state delle divergenze ma, ripensandoci, ogni tralcio ha dato il suo frutto e non è forse quello che ci viene richiesto nel Vangelo?