Il viaggio prosegue a Rauya e Mamba

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Questa mattina, prima dell’arrivo dei responsabili Slow Food, sono sgattaiolata da loro ed ho cercato di fargli capire che saremmo partiti. Secondo me Michael ha capito benissimo ed era molto triste. Qui tutti mi prendono in giro per questo mio aspetto, ma il filo sottile che sento crearsi in queste situazioni, è una cosa incredibile! È quel filo che, al rientro in Italia, ti dà la forza di “chiedere”, di scrivere con il cuore, di parlare davanti ai possibili sosi bambini ci benediconotenitori.

Caricati i bagagli, abbiamo visto arrivare verso di noi i bambini che ci hanno salutato cantando “una benedizione” tenendo i “braccini” tesi in avanti. Le lacrime hanno rigato il volto di tutti noi ed il nostro cuore si è invece allargato per far posto per tutti, ma proprio tutti! Karibuni tena bambini, non vi dimenticheremo!

 

L’autista più giovane – Strato – ci ha accompagnato con Sister Inviolata e Sister Theresia sino a Rauya, nel nuovo ostello costruito da circa un anno proprio da Mr. Mlai.Giardini a Rauya

Alle 15,00 eravamo già sul posto, pranzato, visitato l’ostello e preso possesso delle camere. La costruzione si presenta imponente con degli spazi, a mio avviso, sin troppo grandi e non sempre ben gestiti. Giro in tutta la proprietà della congregazione con stupore per i lavori fatti in questi ultimi anni. Giardini che Silvano ha paragonato a quelli Vaticani, orti con ogni ben di Dio che sfama la congregazione e poi frutteti, bananeti, vasche per i pesci. E fiori, fiori, fiori. Veramente tutto tenuto “a pennello” a cura delle suore.

 

 

Ci siamo poi fatti portare a Mamba

Dove, tra il 2007 ed il 2011, è stato finanziato un importante progetto – iniziato come gruppo Mtoto Mzuri – consistente nella ristrutturazione di due edifici scolastici e proseguito poi con la costruzione di altre due aule, di un pozzo per l’acqua, di servizi igienici e poi un polo polifunzionale da destinarsi ad aula magna, mensa, ritrovo. Quest’ultima aperta ai lati. Il progetto avrebbe dovuto poi proseguire con la chiusura di tale struttura, ma l’Associazione che gestiva il complesso scolastico, formata dai rappresentanti di sette villaggi, e che curava i corsi scolastici superiori di ben 250 ragazzi, ha avuto problemi con la preside ed ha subìto una battuta d’arresto. Ecco quindi che la nostra Onlus, giustamente, si è fermata nel proseguire il progetto ed ha atteso gli sviluppi.

Aule scolastiche a MambaOra c’è un nuovo Preside, che abbiamo conosciuto e che ci ha fatto una buona impressione e ci ha spiegato che ora, a Mamba, studiano 176 ragazzi. Soddisfatti per questo aspetto, abbiamo scritto le nostre impressioni sul diario degli ospiti e, ritornando con la memoria a quel 19 ottobre 2008 quando abbiamo inaugurato la ristrutturazione e la costruzione delle aule, abbiamo, noi ed i Murari, riso ricordando la festa alla quale era “presente” un bel caprone su di una sorta di girarrosto, con una bottiglia di vetro della coca cola in bocca, che gli abitanti alle falde del Kilimanjaro, offrono come “dolce” in onore per qualche avvenimento: in questo caso il mio compleanno!! Ho dovuto tagliare a pezzi questo caprone, ingoiare il primo boccone e poi imboccare i presenti uno ad uno. A ripensarci sento ancora quel pezzo di carne che non va né su né giù!

Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, Mamba è veramente una succursale del Paradiso terrestre.

È per questo che ce ne eravamo subito innamorati quel settembre del 2007 quando Moses, originario di qui, ci ha portato dai sui genitori che, a nome dell’Associazione, ci hanno chiesto aiuto per questa scuola. Come potevamo dire di no? Erano i genitori di Moses, brave persone, il posto era fantastico, i ragazzi da aiutare circa 250. E noi sapevamo, allora, che avremmo potuto sognare!

Ad ogni buon conto, anche se il progetto non è stato completamente finito, 176 ragazzi vi studiano, la manutenzione è sufficiente, possono pranzare in un luogo al coperto, possono servirsi dei servizi igienici e l’acqua c’è (grazie al progetto Karibu Maji con il quale è stato costruito un pozzo e la rete idrica).

Karibu Maji a MambaIo sono ripartita ringraziando il nuovo Preside, che ci ha spiegato essere lì dal 2012 e che ha cercato di far ripartire al meglio il tutto, e comunque mi sono sentita soddisfatta. Anche questo progetto viene utilizzato per lo scopo per cui era stato pensato e realizzato!

Una sottile pioggerellina ci ha fatto compagnia sulla strada del ritorno, tra bananeti, mango e papaye assieme ad una strana nostalgia per quel passato non tanto lontano e come diceva Virginia Woolf “La bellezza del passato risiede nel fatto che nessuno capisce davvero un’emozione quando la vive. Questa si espande più tardi, ed è per questo che non abbiamo emozioni complete rispetto al presente, ma solo rispetto al passato.”
Sister Theresia ci ha fatto poi incontrare le sue due nipoti, sostenute agli studi dalla Onlus: Veronica Blance Ngowi di 19 anni ed Ester Blance Ngowi di 20 anni. Senza fare troppe promesse sul futuro abbiamo cercato di spiegare loro che sarà comunque necessario ricevere periodicamente le loro schede di valutazione scolastica.

Il nostro gruppo, credendo fortemente che l’istruzione sia il fondamento della vita umana, aveva avuto, in passato, tra il 2007 ed il 2011, un progetto di “sostegno scolastico” per ben 22 ragazzi che frequentavano la scuola superiore Bertoni a Msolwa, nella Valle dello Yovi, gestita dai Padri Stimmatini. Pur non senza fatica, ero riuscita a tenere i contatti tramite Padre David, stimmatino tanzaniano divenuto il superiore della missione. Nel 2008, quando per l’ultima volta sono stata nella valle dello Yovi, li abbiamo incontrati, conosciuti, carpito le loro aspettative, fatto foto. Naturalmente loro ci avevano ringraziato per il prezioso aiuto e noi eravamo tornati in Italia assolutamente convinti che “il progetto scolastico”, per questi ragazzi, era assolutamente importante . Poi nel 2010 quando Silvano, Anna e Vittorio erano scesi, li hanno potuti rincontrare…Nel 2011 padre David aveva lasciato la missione e c’è stato qualche problema di contatti. La onlus aveva così deciso di sospendere il sostegno, anche perché, i più grandi avevano terminato il loro corso di studi e quindi si poteva ben dire di aver terminato anche questo progetto con successo.

ragazzi della scuola superiore di MsolwaDopo cena tutte le suore presenti a Rauya sono entrate nella sala da pranzo cantando e ballando. C’è stato lo spazio per i ringraziamenti ed i saluti e poi, anche loro come i bambini al mattino, ci hanno cantato la benedizione. Le suore dell’Holy Spirit vestono in maniera singolare per essere delle suore: una gonna plissettata color kaki o azzurra con gilet dello stesso colore che copre la camicia bianca e, al posto del velo, dei foulard variopinti. Il tutto le rende molto simpatiche e singolari.

Anche Suor Costantina, conosciuta nel 2008 a Morogoro e con la quale avevo tenuto per un po’ corrispondenza, è venuta a salutarci, assieme a Suor Ernesta che, anch’essa parla bene l’italiano. Non ho mai sottovalutato questo aspetto di “tenere i contatti”, perché arricchente sotto ogni profilo. Scambiarsi notizie, creare una sorta di filo di Arianna, importante, anzi essenziale, per relazionare i sostenitori.

Alle 21 precise eravamo già sotto la zanzariera perché la partenza per Morogoro era fissata per le ore 6.

I pensieri si sono impossessati della mia mente ed oramai ero proiettata verso Mgolole…ritroverò qualche “nostro” bambino? Già, “nostro bambino”, a casa mia c’erano disseminate le loro foto un po’ dappertutto ed erano divenuti proprio “di famiglia”. Parlavo di loro ai nostri donatori descrivendone il carattere, oltre che le particolarità fisiche: ricciolino, con i “denti spettinati” come l’amico Silvano, con le fossette sulle guance, con il nasino schiacciato…

Dormi Bruna, dormi, che il viaggio continua e c’è ancora molto da vedere e da fare!