Villaggio Sole di Speranza: che spettacolo!

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Villaggio Sole di Speranza: che spettacolo! Avevo visto si le slide di Marcello, avevo visionato i progetti cartacei ma non è la stessa cosa come essere qui: vedere, toccare con mano, odorare i fiori, pasvillaggio sole di speranzaseggiare vicino al bell’orto “Slow food” ricco di ogni sorta di verdura, cereali, bananeti, mango, ananas…che delizia e che spettacolo!

Il Villaggio si estende su circa 1,7 ettari ed il nostro Presidente, Architetto Marcello Bragantini, l’ha pensato e progettato pensando “in grande”. La casa famiglia è spaziosa, funzionale, con un ampio cortile interno. Può ospitare sino a 60 bambini in belle camere attrezzate con letti a castello, armadi suddivisi in ampi spazi per ognuno. Un’attrezzata e confortevole cucina dove le suore possono cucinare per i piccoli, oltre che per sè stesse e gli ospiti. Una spaziosa sala da pranzo con arredi costruiti con legno locale, dove sono appesi cartelli con foto e nomi dei bambini, con l’orario delle attività giornaliere. Insomma: siamo al nord! Me ne rendo conto subito. Vige una disciplina severa ma amorevole, precisa ma piacevole. I bimbi aiutano in piccoli lavori come la raccolta della verdura nell’orto, la sistemazione delle camere e degli spazi comuni. Vengono iniziati alla lingua inglese e di questo ce ne accorgiamo subito, perché riusciamo ad interloquire con loro con piccole frasi tra lo swahili e l’inglese. Impariamo i loro nomi: Manuel, Rehema, Maria Goretti, Flora, Justine. Ecco, ancora una volta mi sento “presa”, associo velocemente i visi ai loro nomi; Manuel mi “adotta” e caccia bonariamente gli altri bimbi quando mi si avvicinano…sono ancora “Mama Bruna”!!

 

 

Tutto è funzionante e funzionale nella casa famiglia e di questo me ne rallegro.

Questa costruzione è stata un bell’impegno economico per la nostra Onlus, che però ha potuto contare su di un importante contributo da parte della Fondazione San Zeno, oltre che su di una sostanziosa donazione post morte da parte di Vittorio Lodi, anticipando, di fatto, la legge “dopo di noi”. Una bella targa con scritto “a Vittorio, Bruna ed Elena” campeggia nel salone della casa e penso che Vittorio, tra l’altro fratello di una nostra carissima amica, “viva” ancora qui in mezzo a queste grida gioiose dei bambini a cui, con il suo gesto, ha dato speranza.

I bambini scorrazzano gioiosi nel loro bel cortile, i panni sono stesi al sole come tante bandiere della pace ed il parco giochi raccoglie le grida festose dei più grandicelli.

giardino Villaggio Sole di SperanzaSuor Inviolata ci dice che ora sarebbe periodo di vacanza, ma i bambini non vogliono tornare ai loro villaggi, dai nonni o da “chi potrebbe tenerli”; vogliono stare qui perché sono sereni e…mangiano! Sister Theresia e sister Marta se li ritrovano al cancello e chiedono cibo …vogliono tornare al loro “Villaggio di Speranza”! Mai nome fu più azzeccato! Non ci sono logiche, spiegazioni, risvolti psicologici e statistiche da valutare e rivoltare. Qui i bambini stanno bene, hanno una speranza, un sogno, e la loro speranza ed i loro sogni, inevitabilmente, si fondono con i nostri e si tramutano nel tanto lavoro dei volontari a Verona, in pandori da piazzare all’amico dell’amico che ha un’azienda, in feste campestri per la raccolta fondi, in eventi da organizzare con tanta energia, in giornate missionarie dove si parla dall’ambone ad un’assemblea che “non ha visto con i propri occhi” queste realtà.

Allora noi, dobbiamo incamerare queste sensazioni, farle diventare parte di noi ed avere poi la capacità di trasmetterle agli altri. Mai come in questo momento storico dove migliaia e migliaia di migranti bussano alle nostre porte, si affacciano straniti ai nostri porti, dobbiamo riuscire a far capire, magari nelle nostre piccole comunità, ma con risonanza, che la strada giusta da percorrere è questa: la solidarietà deve essere prestata là, nella loro terra, dove è necessario portare sanità ed istruzione e chiedere a gran voce di abbassare le armi ed alzare tante bandiere di pace! Sarò forse un’illusa, sarò intrisa d’utopia, ma non vedo altri sentieri da percorrere e soprattutto: ci voglio credere!

 

 

Ed allora forza volontari di Voci e Volti, incameriamo in questi nostri viaggi la forza di andare avanti

Pur nelle difficoltà, magari sfidando le inevitabili diffidenze delle persone. Pensiamo in grande se vogliamo arrivare magari solo alle piccole cose perché, come diceva Madre Teresa “è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe.”