Mgolole: l’inizio della nostra avventura

Tanzania 8 – 23 giugno 2017

“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello

Ma torniamo alla “nostra Flora”, all’Amabilis Center e alla nostra Mgolole!

Dopo esserci rifocillati per bene (“va in Africa che dimagrisci” sigh sigh sigh) e bevuto una bella Kilimanjaro baridi (fresca), e fatti 50 metri a sinistra, ecco apparirci la “Mgolole Bakery”.

 

panificio Mgolole BakeryAltro sogno concretizzato dalla nostra Onlus.

Una bella costruzione moderna, ben attrezzata ed organizzata con macchinari idonei per la panificazione. Tutte le attrezzature sono state acquistate tramite la Mondialforni Benini Spa dell’amico Rinaldo Benini, che le ha cedute ad un prezzo “politico”. Vi lavorano circa 10 ragazzi ed una suora: alcuni alla panificazione ed uno che gira avanti ed indietro con un bel furgoncino sponsorizzato “Mgolole Bakery” per le consegne sia alla rivendita di Morogoro, sia alle scuole di Morogoro e dintorni.

A me piace moltissimo fare il pane in casa e quindi mi sono subito messa all’opera a fare panini con i ragazzi che mi guardavano come per dire: “Ma cosa vuole fare questa?”. Comunque abbiamo sorriso ed è stato un bel momento di condivisione con questi ragazzi.

Che buon profumo di pane! Il pane a cassetta tagliato a fette ed i panini vengono poi insacchettati diligentemente e preparati per la consegna.

 

Proprio un bel progetto: la sanità, la scolarizzazione, il lavoro.

 

Questo è quello che conta in Africa se vogliamo veramente aiutare i nostri fratelli come diceva Padre Comboni: Salvare l’Africa con l’Africa!

Siamo finalmente sulla strada che porta a Mgolole. La strada la ricordavo benissimo e l’ho trovata più ampia e ben battuta; anche qui stanno facendo lavori stradali.

Mgolole: quanti ricordi. Mi frulla a mille la testa ed imboccato il vialone di terra rossa che porta al convento, scorgo subito a destra la scuola secondaria e poi l’asilo. Poi, in fondo, vedo l’orfanotrofio. Mi sento un nodo che mi chiude la gola perché è da lì che è iniziato il mio “innamorarmi dell’Africa”. Come ho scritto più sopra, è lì che i sogni hanno iniziato a dare forma al nostro mondo e che abbiamo visto l’arcobaleno fatto di colori bellissimi, congiungersi con la nostra Verona. A volte, quando ero al PC nella camera-ufficio del mio appartamento e magari, dopo il lavoro, ero stanca e non avevo tanto la forza di sedermici davanti, pensavo a questo arcobaleno, lo vedevo come un bel scivolo e sopra slittavano avanti ed indietro tutti i bambini dell’orphanage: Silvani, Thomas, Stella, Daudi, Paolina, Maria, Denici, Veronica, che mi sorridevano e mi chiamavano: “mama Brunaaaaa”. Dentro di me saliva una forza ed i tasti del PC scorrevano sotto le mie dita, scrivevo lettere e lettere agli amici donatori, non importava se avevano dato 1000 o 100 o 10, ma significava che credevano in quello che portavamo avanti, che si fidavano di noi.