Tanzania 8 – 23 giugno 2017
“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello
14 giugno 2017
Stamattina siamo stati svegliati prima delle 6 da un ospite dell’Amabilis che teneva la televisione con il volume a mille. Pazienza, c’è stato così il tempo di stare un po’ a letto a chiacchierare e poi di fare colazione e le nostre preghiere-riflessioni. Ed entra in gioco il discorso dell’”African Style” sulla manutenzione. Osso durissimo! Per noi è impensabile lasciare in una struttura un rubinetto che perde, piuttosto che una mattonella che si alza. Qui invece sembra che nessuno ci faccia caso, a parte la nostra Flora che viene regolarmente strigliata dal Silvano e Vittorio …povera!
Ma con il nostro arrivo, sembra che anche lei abbia fatto un tuffo all’indietro verso il suo periodo italiano e si affretta a dare ordini a destra e manca per le sistemazioni! Controlla che i bagni siano puliti, si preoccupa che ci abbiano trattato bene, che le stanze siano a posto.
Ma il nostro viaggio sulla terra rossa continuaed è “stupendo sino a qui”!
Ci trasferiamo all’Università dell’Agricoltura
Dove incontreremo il professore che si sta occupando del progetto “Terra viva a Melela Bustani”, che visiteremo nei prossimi giorni. Arriviamo tardi e quindi ci facciamo un giro nel campus: enorme, verdissimo con alberi maestosi, coltivazioni ed edifici per aule ed uffici. Riusciamo a parlare solo con un suo assistente ma niente più.
Nel nostro girovagare di questi anni in Africa, gli stimmatini prima, le suore poi, ci hanno sempre accompagnato a visitare posti nuovi, è così che sono nati molti nostri progetti: vedere, valutare, progettare, realizzare e poi sempre, sempre verificare. Questo il nostro modus operandi che è risultato vincente per poter proseguire con serenità o interrompere quando non riusciamo più ad essere certi del sentiero percorso. Così, questa mattina, Suor Flora ci ha portato a Mzumbe, dove, con il parziale aiuto di un gruppo di Padova, sta dando vita ad una scuola materna. Il Villaggio è situato in una bella zona verdeggiante e, ci spiega, lì potrebbero iniziare il cammino scolastico i figli dei professori universitari che abitano in quella zona. Nel mentre stavamo chiacchierando, si è avvicinato alla Sister un signore che le ha chiesto di visionare la sua casa, che ha messo in vendita, perché ha intenzione di trasferirsi ad Arusha per business. La casa era situata proprio di fronte al costruendo asilo, molto carina ed adatta, con una parziale ristrutturazione, ad ospitare una piccola comunità di suore che gestirebbero l’asilo e, sempre nella proprietà, insiste una piccola casetta che potrebbe essere trasformata in una rivendita di pane. Prezzo richiesto circa 50.000 scellini (quindi 20.000 euro). Suor Flora ci “butta il sasso”: “mi fate un prestito?”. In passato, avremmo sicuramente detto di sì, o meglio, avremmo compiuto noi l’operazione. Sono praticamente nati quasi tutti così inizialmente i nostri piccoli progetti, sull’emozione, sul momento, sulla richiesta posata e raccolta.
Li ricordo molto bene:
- a Mgeta, dove, nell’agosto del 2003, avevamo visto la necessità di acquistare una cucina economica a legna per le suore della comunità che ne erano assolutamente sprovviste.
- Nell’isola di Pemba dove, in un batter d’occhio siamo partiti con il progetto “Kuki Pemba”, permettendo a Sister Margherita l’acquisto di 500 pulcini e la fornitura del loro mangime per un anno. Le suore avrebbero potuto quindi allevarli e poi vendere le uova.
- Il progetto “dawati kwa mtoto” (un banco per un bambino) sviluppato sia a Mgolole per la scuola secondaria con sister Mamerta, nell’ottobre 2008, dopo l’inaugurazione del polo scolastico, sia nella Valle dello Yovi a Kisanga, dal 2005 al 2006, con Sister Sibilla che parlava molto bene l’italiano.
- Ad ottobre 2008, poi, dopo il progetto “un banco per…” ci eravamo accorti che si sedevano in gruppi di quattro con un unico libro e non avevano quaderni né altro materiale scolastico. Inoltre Sister Sibilla ci aveva detto che alcuni bambini non potevano frequentare perché senza divisa. Prontamente avevamo, dopo un breve summit dei presenti, consegnato la cifra per l’acquisto di libri, del materiale necessario per studiare, leggere e scrivere in maniera più “umana” e per le divise mancanti.
Ora, non è più possibile procedere in questo modo istintivo, se non a livello personale, come nel caso del frigo e della lavatrice ad Usa River, ed è giusto così. Siamo una Onlus, con un consiglio direttivo ed è corretto che ogni progetto, anche piccolo, venga vagliato e deciso all’unisono. Ecco quindi che anche l’idea di Suor Flora per questa casa a Mzumbe, se l’avessimo ritenuta papabile, avremmo dovuto portarla a Verona per il prossimo Consiglio Direttivo.