Tanzania 8 – 23 giugno 2017
“Terra Rossa”: Appunti e riflessioni di viaggio a cura di Bruna Danese Piubello
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo. Dal 2000 ad oggi, quanti passi su quella terra rossa.
08 giugno 2017
Si parte!! Finalmente il giorno della partenza è arrivato. Con gli amici Murari e con Nadia avevamo progettato questo viaggio già dall’inverno scorso. L’ultimo mio viaggio in Tanzania risale al 2008, mentre quello di Vittorio al 2010…in pratica, quando siamo diventati nonni di Pietro, abbiamo deciso di “allentare” con l’impegno “africano”. Come sempre, soprattutto io, non riusciamo ad essere spettatori, ma bensì, come abbiamo imparato nei tanti anni di scoutismo, “saliamo sempre sul palco” ed, a volte, l’impegno è così gravoso che ad un certo punto ci si sente scoppiare…È un po’ così che era successo a me.
Correva l’anno 2000 quando l’amico Silvano Murari ci ha chiesto di aiutarlo in quello che, in breve tempo, era diventato “il suo sogno” e così, ben presto, era divenuto anche il nostro.
Vittorio è sceso per la prima volta in Tanzania nel 2001, in occasione dell’inaugurazione dell’ospedaletto di Msange, fortemente voluto dagli Stimmatini missionari a Msolwa e finanziato dalla Adpresscommunication spa, di cui era socio Silvano, in occasione del “millennio”. Ora quell’ospedaletto è divenuto un “health center” e può contare su un medico ed un paramedico, oltre all’aiuto di alcune suore, e fa da primo soccorso a tutta la valle.
Vittorio era tornato da quel viaggio pieno di idee, di proposte, di …sogni! Era “troppo” ciò che aveva potuto vedere e toccare con mano. Arrivati a Msolwa avevano visto arrivare alla missione una partoriente portata dal suo uomo su di una scassatissima bici: stava partorendo! Con loro, in quel giugno 2001, era partita anche Alessandra Piccoli, una pediatra alle prime armi che, prontamente e senza paura, con l’aiuto di Vittorio, fece partorire quella donna, che diede alla luce un bel maschietto!
Avevano poi incontrato una donna che, per un banalissimo ascesso, aveva una ganascia zeppa di pus che le aveva formato una protuberanza enorme…quando vidi le foto, anch’io rabbrividii.
Ricordo che, al suo ritorno alla nostra comoda casa, Vittorio non parlava d’altro e, in un battibaleno, senza che potessi minimamente accorgermene, mi ritrovai nel vortice di quella centrifuga allora chiamata “Bonde Dogo” (piccola valle in lingua Swahili). Piccola ma stupenda valle quella della Yovi, dove negli anni 60 Padre Cesare, stimmatino e trentino, aveva iniziato la sua missione.
Nell’agosto del 2002 fu il turno di partire anche per me e l’amica Anna, moglie di Silvano Murari. Con noi partì anche Milena, nostra figlia, fresca di laurea in scienze dell’educazione e già iscritta ad un impegnativo master alla Cattolica di Milano “interventi relazionali nei conflitti d’emergenza”. Al gruppetto si era aggiunto anche Franco Miazzi titolare della Fimac spa, che aveva donato un’importante attrezzatura per una falegnameria costruita nella regione di Morogoro con l’intervento di un gruppo di Trento ed il finanziamento della Albertini spa di Colognola ai Colli nel veronese, la cui titolare, Carla Albertini, sarebbe poi divenuta una buona amica per tutti noi, oltre che “benefattrice” per il nostro gruppo.
Cercherò di usare poco questa parola, perché non mi piace, cosa vuol dire poi “benefattore o benefattrice”? Userò di più la parola “amico/a”, perché è così che, credo, si sentano le persone che aiutano quelli come noi che hanno avuto la fortuna (o sventura?) di innamorarsi di quella terra rossa!
Con lei era partito anche Carlo Bonini, titolare di Studium spa che, nel tempo, sarebbe diventato un nostro grande sostenitore.
In quell’agosto del 2002 successero tante di quelle cose, che cambiarono il corso della nostra vita.
Tornammo carichi di idee, di voglia di “fare del nostro meglio”, di “sognare” e, come detto nella premessa: sono sempre i sogni a dare forma al mondo…e non lo dice solo Ligabue!
In quell’agosto del 2002, proprio per andare a visitare la falegnameria costruita ed allestita a Mgolole, piccolo villaggio nella regione di Morogoro, dove la congregazione “Immaculate Heart of Mary Sisters” – suore tanzaniane fondate da un Vescovo olandese ed una suora tedesca – ha la sua casa madre, ci imbattemmo nell’orfanotrofio da loro gestito.
Gli occhi scuri e profondi di quei piccoli bambini, hanno scavato nel cuore di ognuno di noi e lì hanno trovato riparo ed un porto sicuro. Noi, di contro, eravamo diventati come una piccola barca in un mare in tempesta! Una volta tornati nella nostra bella Italia ci sentivamo dei “Capitani coraggiosi” e spiegando le vele abbiamo iniziato la nostra personale battaglia contro questa miseria. Come potevamo sopportare che nel terzo millennio, a poche ore di volo dalla nostra penisola, potessero esserci ancora queste ingiustizie sociali? Come potevamo ancora dormire i nostri sogni tranquilli, senza pensare che, con il nostro impegno ed il nostro aiuto, potevamo far diventare qualche sogno realtà?
Una macchina fotografica, un blocco ed una penna, erano diventati i nostri “strumenti operatori” per togliere quel fastidioso cancro che si chiama povertà ed ignoranza…fosse altro …ci volevamo provare…anzi no “volevamo riuscirci”!
La camera degli ospiti di casa nostra divenne ben presto il Quartier Generale del Bonde Dogo che, nel frattempo, era divenuto, per questo sogno o progetto “Mtoto Mzuri” (bambino felice in lingua swahili), perché è così che avremmo voluto far divenire quei piccoli ospiti dell’Orphanage di Mgolole!